Vino: la magnifica storia del Casale del Giglio
La crisi economica ha risparmiato l’azienda agricola Casale del Giglio, una delle più importanti realtà vitivinicole del Lazio, che ora presenta sul mercato il risultato di un progetto di valorizzazione di vitigni autoctoni laziali. “La nostra quota sul mercato romano-laziale è cresciuta costantemente, penso per il rigore nel produrre bene e per l’attenzione nei confronti del cliente finale, nel proporre sempre i nostri prodotti ad un corretto rapporto qualitàprezzo”, spiega a Ville&Casali, Antonio Santarelli, che proviene da una famiglia che ha lavorato nel mondo del vino da oltre cento anni.
Vino: la nascita di un’etichetta
Infatti, il 5 marzo 1914, in Amatrice, Emidio (nonno dell’attuale proprietario), Isidoro ed Antonio Santarelli costituiscono la “Ditta Berardino Santarelli&Figli”, che porta il nome del fondatore Berardino, mercante di vino. Negli anni successivi, i suoi tre figli si trasferiscono a Roma, aprendo nel 1924 il loro primo “Vini&Olii”, in Piazza Capranica 99, a due passi da Montecitorio. È un successo. Vengono aperti in città altri undici negozi. Nel 1955 Dino Santarelli, figlio di Emidio, fonda la Santarelli Spa, dedicandosi all’imbottigliamento dei vini tipici del Lazio, esportati anche all’estero.
Storia di un’eccellenza
Nel 1967 Dino Santarelli, affascinato dall’Agro Pontino, rileva da un suo amico una tenuta di 180 ettari, in località Le Ferriere, a pochi chilometri da Latina, con un grande casale, costruito negli anni Trenta, nel corso della bonifica delle paludi ad opera del Fascismo. Non lontano da lì si ergeva l’antica città di “Satricum”, che visse il periodo di massimo splendore nel V° secolo avanti Cristo. A seguito di scavi archeologici (iniziati sin dall’inizio del secolo scorso e portati avanti negli ultimi trenta anni dalla professoressa Marijke Gnade dell’Università di Amsterdam), sotto il vigneto aziendale è stata rinvenuta l’antica “Via Sacra”, che conduceva al tempio della “Mater Matuta” cui Casale del Giglio ha dedicato il suo vino più prestigioso.
Dagli anni settanta in poi
Dino Santarelli iniziò la ristrutturazione dell’azienda negli anni settanta, impiantando i tre vigneti previsti della DOC di Aprilia: il Trebbiano, il Merlot e il Sangiovese di Aprilia Doc. “Nel 1982 ricevemmo la visita degli alunni della Scuola enologica Istituto Agrario di San Michele all’Adige”, racconta Antonio Santarelli, “guidata dal professor Francesco Spagnolli. Grazie a lui conoscemmo Paolo Tiefenthaler, il nostro attuale enologo, che si fece interprete del nostro complesso progetto di ricerca e sperimentazione vitivinicola”. L’alta e crescente qualità dei vini della Casale del Giglio è, infatti, frutto del grande impegno e della passione di questo enologo trentino, che era stato chiamato nel 1988, appena diplomato, per un breve periodo di lavoro e che è ancora in azienda dopo 28 anni. È lui il direttore tecnico dell’azienda e a lui va il merito dell’evoluzione qualitativa dell’azienda.
L’85, fu l’anno delle 57 varietà
“Nel 1985 mettemmo a dimora ben 57 varietà”, aggiunge Antonio Santarelli “e dopo tre anni cominciammo a toccare con mano i primi risultati. Le ricerche, che ancora continuano, hanno permesso di selezionare le migliori varietà in relazione al nostro microclima caratterizzato dalla persistente brezza marina ricca di salsedine, che conferisce ai nostri vini una caratteristica nota sapida e fresca. La brezza marina, inoltre, allontana le nubi e di conseguenza lascia campo libero alla luminosità, favorendo una buona maturazione delle uve e mantenendo un buon livello di acidità”. I terreni dell’Agro Pontino sono di origine vulcanica e alluvionale. Possono essere paragonati per la loro natura a quelli del Bordeaux, dove le paludi erano già state bonificate nel 1700 dagli Olandesi.
Petit Verdot: garanzia di qualità
Come nel famoso terroir francese, anche nell’Agro Pontino un vitigno che ha dato ottimi risultati è il Petit Verdot, che Casale del Giglio produce in purezza. È questo, a nostro parere, uno dei vini più bevibili e di carattere della gamma dei 21 prodotti dell’azienda. Il vino di punta più famoso e naturalmente più caro (intorno ai 30 euro in enoteca, contro una media di 7-10 15 euro delle altre etichette) è il Mater Matuta, maturato per due anni in barriques francesi ed affinato per un anno in bottiglia. È un blend di Syrah (85%) e Petit Verdot (15%).
Una selezione di eccellenze
Altri vini rossi eccellenti sono lo Shiraz, il nuovo Tempranijo, vitigno spagnolo, ed il Madreselva. L’azienda Casale del Giglio vanta anche un ampio ventaglio di vini bianchi di qualità, dal Satrico (un blend di Chardonnay, Sauvignon e Trebbiano) all’Antinoo (blend di Viognier e Chardonnay), dall’Antium (o Bellone di Anzio, vitigno antichissimo citato da Plinio come “uva pantastica”) al profumatissimo Biancolella di Ponza ( la cui uva nasce sui terrazzamenti dell’isola detti “catene”). Un vino da dessert molto gradevole è, infine, l’Aphrodisium, un nettare avvolgente che potrebbe essere scambiato per un moscato, mentre invece è il risultato di un felice blend di Petit Manseng, Viognier, Greco e Fiano, da vendemmia tardiva. Di recente Casale del Giglio ha acquisito una partecipazione nell’azienda trentina Opera, i cui spumanti possono paragonarsi per qualità ai migliori Champagne. In Trentino vengono anche prodotte le grappe aziendali, ottenute dalle vinacce fresche dell’azienda, inviate nella locale distilleria. Casale del Giglio produce circa 1,4 milioni di bottiglie all’anno, per due terzi vendute nel Lazio, per un venti per cento in altre regioni italiane (soprattutto Emilia Romagna e Lombardia) attraverso una rete di 70 agenti, che servono principalmente enoteche e ristoranti, e per un 10 per cento all’estero (Stati Uniti e Germania in particolare). Oltre al vino, l’azienda produce un ottimo olio extravergine (da varietà Sant’Agostino, Itrana e Frantoio).
Un contributo d’onore
Antonio Santarelli pensa di aver contribuito, insieme a tante altre aziende laziali di nuova generazione, a riscattare “l’onore perduto” del Lazio vinicolo. I riconoscimenti ricevuti da Casale del Giglio negli ultimi anni lo testimoniano. Per esempio, il Premio Speciale “VINITALY NAZIONE 2015” ITALIA, consegnato all’Expo di Milano, la Gran Medaglia d’Oro alla Selezione Mondiale dei Vini del Canada per il Mater Matuta 2011 o i Tre Bicchieri del Gambero Rosso nel 2015 per l’Antium – Bellone di Anzio 2014 e il nel 2014 per la Biancolella di Ponza nel 2013 o i Cinque Grappoli della Guida Bibenda – Guida ai Migliori Vini d’Italia nel 2015 per l’Antium Bellone di Anzio 2014 e nel 2014 per il Mater Matuta 2011. Al ricco medagliere contribuiscono, comunque, quasi tutti i vini della casa.
A cura di Enrico Morelli
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