La coltivazione dello zafferano: oro rosso nell’orto
Coltivare zafferano? Un’idea facile da realizzare, divertente e anche redditizia. Ecco alcune regole per ottenere risultati e grande soddisfazione nella coltivazione dell’oro rosso.
Lo zafferano è la spezia più pregiata e costosa sul mercato.
La sua coltivazione è alla portata di tutti, basta avere molta pazienza e rispettare le rigide procedure di impiantazione richieste dal suo bulbo, il “Crocus Sativus”. Nei tempi passati, per il suo valore e per la poca produzione, era gestito come Monopolio di Stato. Ora le cose sono cambiate e da diversi anni si sono aperte le porte agli investimenti privati, che possono essere molto redditizi.
Il nostro clima e la nostra longitudine – simili a quelli di Spagna, Iran e India – si sposano con la temperatura e l’umidità relativa richiesta dalla pianta.
Offrire la migliore fioritura. Sia in serra, sia all’aperto. Chiunque può coltivarla nel proprio terreno, a patto che sia molto drenante e poco argilloso, per evitare ristagni d’acqua. Il bulbo potrebbe ammalarsi facilmente e i risultati sarebbero scadenti. Ottimi i terreni in leggera pendenza, con forte assolazione e ben lavorati, anche per prevenire la presenza di erbe infestanti che comprometterebbero la raccolta. Indicata la baulatura, ovvero l’impiantazione su una cresta di terreno ad altezza maggiore del livello base (cosa raccomandata anche per le fragole) per evitare il marciume di base.
Ci si deve porre subito il problema della quantità di zafferano che si vuole raccogliere.
Una produzione semi-industriale e ben organizzata deve prevedere ampie aree dedicate alla coltivazione. Non avendo grandi spazi a disposizione già alcuni metri quadri di orto dedicati al Crocus consentono di organizzare diverse cenette a base di risotto giallo allo zafferano “autoctono”, con grande stupore dei commensali!
Conoscere la pianta per produrre zafferano.
Il fiore prodotto dal bulbo è sterile, non arriva a produrre il seme, per cui si replica solo attraverso il bulbo. Il ciclo è annuale e le spate prodotte dal bulbo formano foglie filiformi color verde smeraldo, che si appoggiano sul terreno. Al centro delle spate emergerà nella tarda estate un fiore bellissimo da cui si ricava la spezia recuperando con maestria e dolcezza i tre soli filini degli stimmi. Fin qui tutto sembra facile, a parte disporre di una buona pazienza, ma dove e come si procurano i bulbi del “Crocus Sativus”? Noi consigliamo di rivolgersi a produttori italiani, escludendo i bulbi che provengono dall’Olanda, coltivati in serra e poco produttivi se impiantati all’aperto.
Tra i bulbi italiani per lo zafferano più celebri troviamo quelli abruzzesi.
Provenienti dall’altopiano dei Navelli, e quelli sardi di San Gavino Monreale, ma anche in Toscana, Umbria e Marche ci sono validi produttori. Il costo di ogni singolo bulbo si aggira dai 30 ai 60 centesimi, almeno per quelli di circa 3 cm. di diametro che producono due o tre fiori. Quelli più grossi, che producono cinque o sei fiori, in genere se li tiene il produttore ed è facile capirne il motivo!
I bulbi di zafferano più piccoli sono da scartare perché richiedono diversi anni per arrivare a offrire la massima produttività.
Al momento dell’acquisto, bisogna sempre verificare la colorazione e la consistenza di ogni singolo bulbo – che non deve presentare macchie e umidità superficiale – garantendo una buona produzione entro il secondo/terzo anno dall’impiantazione, che avverrà nel periodo estivo, da luglio a fine agosto, con raccolta dei fiori da settembre a fine ottobre.
I bulbi dello zafferano vanno poi recuperati a fine maggio.
Messi a dimora in una scatola di cartone asciutta e al buio, tagliando dal corpo principale le figliature più piccole, che diverranno nuovi bulbi da impiantare. Si può così ipotizzare un incremento naturale dal 30 al 100% del numero dei bulbi ogni anno con il conseguente aumento della produzione, che garantirà a regime, da circa 150 fiori raccolti, circa 1 grammo di spezia, sufficiente però per una trentina di porzioni di… risotto!
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