Gennaio in giardino
Decorativo come un cavolo
L’hanno chiamato Brassica oleracea ‘Joseph Coterel Creme Chantilly’, sicuramente non per il profumo, che di dolce ha ben poco, ma per le splendide foglie variegate, di un bel verde grigio, con un largo margine bianco crema, appunto. La particolarità di questo cavolo, oltre al fatto di essere estremamente decorativo, sta nell’altezza, che può arrivare sino a 1,50 m. Praticamente un alberello con grandi foglie increspate bianco verdi e un tronco piuttosto alto, molto simile al gambo dei cavoli che siamo soliti mangiare. Sicuramente bizzarro, questo alto cavolo può essere posto in un’aiuola dal carattere un po’ inglese, unendo ortaggi a fiori e piante. Giocando sui toni del bianco e dell’argento, andando a riprendere il margine delle sue foglie, si possono associare, ad esempio, l’Alisso maritimum, con la sua fioritura bianca, l’Artemisia con il suo fogliame argenteo e magari qualche altro esemplare di cavolo, come il Cavolo Toscano (Brassica oleracea acephala) con le foglie lunghe e verdi scure. Come tutti i cavoli che si rispettino, anche questo può essere seminato a fine settembre e la sua crescita sarà costante e lunga e, a seconda delle temperature invernali, potrà arrivare fino a primavera. In generale, cresce bene nei climi temperati e con esposizione al sole. D’altro canto però, sopporta poco il caldo e la siccità e teme anche il gelo. Preferisce infine un terreno fertile e ben drenato.
La lavorazione del terreno
Anche se in gennaio sembra che il mondo naturale sia fermo sotto l’algida coltre di ghiaccio, in realtà è solo una calma apparente: tutto in giardino è in continuo fermento. Quindi, se la terra non è troppo fradicia o gelata si possono iniziare tanti piccoli lavori per prepararsi alle prime piantumazioni e semine. Nelle aiuole si può procedere con una vangatura profonda, facendo attenzione a non rovinare le radici delle piante. In questo modo si vanno anche ad eliminare le eventuali larve di parassiti che potrebbero in seguito diventare pericolose per le nostre piante. Gennaio è anche il mese giusto per aggiungere compost o concime organico al terreno delle aiuole in modo da ottenere un substrato molto nutritivo per le piante. Lavorata e concimata l’aiuola, si può continuare eseguendo la pacciamatura del terreno, cioè la copertura con materiale organico o inorganico. Possono essere utilizzati diversi materiali tra i quali la corteccia di pino o il lapillo vulcanico, per citarne alcuni. Sarà necessario disporre uno strato di materiale di almeno 4 cm: in questo modo l’aiuola godrà di numerosi benefici.
I primi lavori dell’anno
L’epoca della potatura delle piante arbustive varia a seconda che si tratti di specie sempreverdi o a foglie caduche. La potatura invernale, cioè quella potatura che si esegue mentre la pianta è in riposo vegetativo, va eseguita nelle piante spoglianti, prima che inizino a produrre nuove gemme. Se il giardino è abbastanza protetto dai venti gelidi di gennaio, si può quindi procedere a potare i nostri arbusti a foglie caduche come Melograni, Ortensie, Spiree o Buddleje, ecc. Una volta che ci siamo dotati di una forbice a mano, si può procedere con la potatura. Se ci si trova davanti ad esempio ad una Buddleja davidii, che porta i fiori sulla nuova vegetazione, ogni ramo andrà abbassato molto, riducendolo a poche gemme. Si otterranno così infiorescenze più grandi ed una forma migliore. La cosa cambia se si prende per esempio un arbusto come la Forsythia che fiorisce sui rami dell’anno precedente. In questo caso, si dovrebbero ridurre, subito dopo la fioritura, i rami che hanno fiorito. In tutti i casi, è bene spendere due parole sulla modalità di esecuzione del taglio del ramo. Il punto di taglio va scelto con attenzione: se la gemma è ben visibile, non bisogna avvicinarsi troppo con le forbici ed eseguire un taglio obliquo, con un’inclinazione di circa 45°. Due parole anche sulla forbice che è l’attrezzo base per chi aspira a diventare un buon “giardiniere”. Per le prime potature è l’attrezzo fondamentale e per questo, va mantenuto in buono stato, ricordando di pulirlo ed oliarlo alla fine di ogni intervento, conservandolo in un luogo asciutto ed areato perché non faccia la ruggine.
Di Virginia Neri
© Riproduzione riservata.