Shabby chic: ce ne sono due tipologie
Da molti anni lo stile shabby chic fa proseliti in Italia e molte riviste, come la nostra presentano in ogni numero varie case, per lo più provenzali, inglesi (vittoriane), svedesi (gustaviane) che mostrano le varianti di una tendenza che significa “trasandata” o “usurata”. Per lo più si tratta di un usurato ad arte e, quindi, spesso si parla di shabby chic.
“Lo shabby non è solo uno stile di arredamento. Basta andare in rete e si possono trovare viaggi shabby, abbigliamento shabby, matrimoni shabby e poi, naturalmente, mobili shabby, usurati ma raffinati, dalle cucine alle camere da letto, alle porte, agli oggetti di arredamento” spiega Vittorio Tortora, proprietario di Porta Antica a Vignola (Modena, www.portantica.com).
Ma come si ottiene questo stile?
Spiega Tortora a Ville&Casali: “Due sono sostanzialmente le soluzioni shabby chic: una prevede che sotto al colore si intraveda il legno e le sue venature; l’altra, invece, che si intraveda un’altra coloritura, più scura di quella superficiale. Molte sono anche le possibili varianti, dall’aggiunta della foglia d’oro o d’argento, all’anticatura (ovvero una patinatura che riproduce, oltre al consumo del colore, la sporcatura del colore stesso, che in alcune zone sembrerà più consumato e “sporco”, con macchie create ad hoc). Altre varianti minime sono quelle di chi differenzia il mobile shabby shic dal mobile ” in stile” shabby chic: come per l’antiquariato, la differenza consiste in un mobile ridotto in shabby dal tempo in modo autentico, dal mobile trasformato in shabby ad arte”.
Come avviene la lavorazione?
“Laccando con colori molto chiari (bianco, avorio e tutti i colori tipicamente provenzali quali verde salvia, lilla lavanda, grigi chiarissimi) e consumando il colore sino a far trasparire il sottostante legno e le sue venature”.
Lei, quindi, fa rivivere i mobili vecchi sotto una luce nuova?
“La tendenza impazza e spesso anche i mobili vecchi mi vengono portati per essere shabbati o decapati, per poterli riusare sotto una luce diversa, facendoli divenire luminosi, primaverili, puliti, rispondendo così a quella voglia tipicamente femminile di cambiare, innovare, dire basta alle solite cose”.
E le porte?
“Spesso mi chiedono di trasformare molte porte e portoni e debbo dire che anche le porte in stile shabby arredano davvero. Lo stesso vale per i portoni, nati per l’esterno, che spesso vengono collocati all’interno, magari come porta della cucina, e con finitura in shabby naturale. Il mio shabby peraltro è davvero naturale, non uso fissanti della vernice, né acriliche né a solvente, solo cera d’api vergine, senza solventi.
La “shabbatura” poi, cioè il consumo del colore, lo personalizzo a seconda dei gusti della cliente, usurando e consumando più o meno il colore”.
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