Sassicaia: storia di un vino nobile

di Redazione Ville&Casali

Sassicaia

La sua grandezza sta nella sua modestia. Rappresenta una famiglia storica come poche, eppure il marchese Nicolò Incisa della Rocchetta è un uomo semplice e un instancabile lavoratore.

È stata una coincidenza trovare qui a Bolgheri il microclima ideale e il tipo di terreno adatto per poi riuscire a fare un vino che ha avuto tutto questo successo”, commenta a proposito del suo Sassicaia.

Nato a Roma, all’Olgiata, da padre piemontese (Mario Incisa della Rocchetta) e madre tosco-americana (Clarice della Gherardesca), vive a Bolgheri, dove governa l’azienda di famiglia: tenuta agricola, scuderia, vino.

Da sempre rispettoso dell’ambiente (suo padre è stato il primo presidente del Wwf Italia), non ama la caccia, le auto fuoristrada, la mondanità. Porta la giacca sia in cantina che in scuderia. Ama gli animali, ha trentacinque cavalli purosangue e trentacinque Jack Russell Terrier. Il terreno sul quale ha vinto totalmente è quello del vino. Ma non se vanta. Per nulla.

SassicaiaMarchese, come nasce il suo Sassicaia?

Si è raccontato che i vitigni di cabernet sauvignon che mio padre ha piantato verso la ne della seconda guerra mondiale venissero da Bordeaux, qualcuno aveva inventato questa storia che era piaciuta e ancora oggi c’è questo equivoco. In verità i vitigni mio padre li prese da una vigna vicino Migliarino, da alcuni suoi amici, dove passava il weekend durante gli studi universitari a Pisa. Aveva gustato il loro vino, diverso da tutti gli altri presenti in toscana perché aveva aromi particolari, per cui volle fare questo esperimento del Sassicaia a Bolgheri col cabernet.

Un terroir ottimale, dunque…

Non era così scontato. Anzi, il risultato è stato al di sopra delle nostre aspettative. All’inizio la gente è rimasta molto sorpresa, perché era un vino diverso da tutti gli altri toscani. Poi è esploso il grande successo, in tutto il mondo.

A casa quando lo degusta?

Da solo non lo bevo molto. Semmai in compagnia di amici, oppure quando i nostri distributori vengono all’Osteria San Guido per assaggiare il vino. Però in genere bevo anche altri vini.

Una sua giornata tipo?

La mia giornata inizia la mattina presto, per andare a vedere l’allenamento dei cavalli da corsa, purosangue della razza Dormello-Olgiata, dal nome delle due tenute dove soggiornavano, poi durante la giornata seguo l’azienda vitivinicola.

Lei è nato all’Olgiata, cosa ricorda della sua terra natale?Sassicaia

Una cosa bella è che ci abbiamo allevato due dei nostri migliori cavalli. Poi ricordo il periodo in cui è stato costruito il campo da golf, quando abbiamo organizzato due campionati del mondo, nel 1965-66 e nel 1968, ottenendo una grande risonanza. All’Olgiata ho anche vissuto tutta la trasformazione da azienda agricola a centro residenziale. L’ultima volta ci sono stato una ventina di anni fa. Da un bel po’ non ci vado più, ci resterei male nel vederla così cambiata…

Come mai i pini dell’Olgiata vengono da Bolgheri?

È stata una nostra idea, accolta dalla società Generale immobiliare del centro residenziale.

 

 

A cura di Maria Paola Gianni

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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