Il Giardino Segreto della famiglia Wirtz
Qualche tempo fa l’Associazione Millepapaverirossi, degli architetti paesaggisti Annachiara Vendramin e Filippo Piva, ha organizzato un viaggio in Belgio e nella Francia del Nord, alla scoperta dei parchi storici, dei monumentali orti botanici, e il giardino segreto dei grandi paesaggisti moderni e contemporanei (René Pèchere, Jack Wirtz), e dei parchi progettati da importanti studi internazionali di architettura del paesaggio.
In particolare, questo viaggio ha fornito ai paesaggisti l’opportunità di conoscere lo studio Wirtz che meglio interpreta dagli anni ’50 la storia e la cultura del paese attraverso la mirabile realizzazione di parchi, giardini e spazi urbani.
L’incontro è avvenuto con Martin Wirtz, responsabile della Wirtz International assieme al fratello Peter e al celeberrimo padre Jacques Wirtz, fondatore dello studio.
“Abbiamo avuto modo di visitare, in maniera del tutto esclusiva per Ville&Casali, il giardino di famiglia, chiamato anche il giardino segreto”, afferma l’architetto Vendramin.
Il Giardino Segreto
“Fin da piccoli, Martin e Peter hanno aiutato il padre, durante le vacanze estive, a potare le grandi siepi incolte facenti parte del frutteto che venne comprato nel 1969 assieme alla casa di famiglia. È una delle immagini più famose e rappresentative del giardino segreto quella che immediatamente ci è apparsa: nuvole morbide e bizzarre di bosso topiato”.
Dei vecchi meli del frutteto solo alcuni sono rimasti diventando il viale principale del giardino, accompagnati dalle grandi siepi di bosso.
Come nei quadri del surrealista belga Magritte, le nuvole sinuose dai margini arrotondati conferiscono un’immagine fantastica, quasi onirica. Non si può che condividere quando vengono descritte come l’espressione del genio della lampada di una famosa favola per bambini o creature pagane immobilizzate sotto una sorta di incantesimo (Pilar Viladas, New York Times).
“Un giardino è come un dipinto o un pezzo musicale, dovrebbe parlare da sé”, afferma Martin Wirtz. “Analizzare le tematiche progettuali di un giardino è una sorta di tradimento, così come parlare di stile. Ogni giardino è progettato cogliendo la peculiarità del luogo, è la stessa natura a suggerire il gesto creativo: la tipologia del suolo, l’idrografia e l’ambiente stesso indicano quali sono i limiti e le vocazioni del sito.”
Come il padre, anche Martin definisce “la natura come la saggezza dei nostri avi”.
L’attenzione per gli aspetti naturali deriva dalla seria formazione vivaistica di famiglia che da sempre esperimenta l’uso di nuove piante; con discrezione, Martin rivela che, nella realizzazione dei prossimi giardini, verranno introdotte nuove varietà di peschi e di ciliegi giapponesi che attualmente sono in fase di sperimentazione nel vivaio a loro associato.
L’elemento naturalistico è così preminente nei loro progetti che non stupisce cogliere quanto sia importante per lo studio Wirtz che i giardini abbiamo una forte connotazione in tutte le stagioni. È motivo di vanto e di identificazione la loro asserzione per cui “un giardino deve essere interessante anche d’inverno”.
“Molti paesaggisti contemporanei”, ricorda ancora Martin, “seppur abili, soprattutto nell’uso delle perenni, realizzano giardini privi di una forte struttura e perciò non sono leggibili durante tutto l’anno”.
“Dal punto di vista stilistico ci possono appartenere giardini dominati dalla ortogonalità e dalla simmetria, ma anche luoghi in cui sono riservati grandi spazi e disegnati sentieri sinuosi, in cui i giochi di luci e ombre della natura sono altrettanto importanti quanto quelli ottenuti con l’uso di ricercate varietà”.
È proprio questo gioco di contrasto tra le grandi estensioni e l’ortogonalità di alcuni elementi che permette allo studio belga di esprimere la forza delle visuali, che invita a una passeggiata immersi nella natura.
“Se dovessimo ricercare le nostre radici”, conclude Martin, “potremmo ritenere di essere vicini alla scuola tradizionale francese, ma influenzati dal paesaggismo inglese o, ancora, dal giardino giapponese”.
A cura di Aldo Mazzolani
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