Verde sul tetto: il ritorno dei Giardini Pensili
Una villa di recente costruzione in stile neo-razionalista, una copertura piana e la propensione della proprietà ad accettare le sfide. Questa la premessa per organizzare un progetto di un “giardino pensile”, in un contesto, la provincia di Monza e della Brianza, in cui la regola imperante è quella della copertura a falde inclinate.
Giardini Pensili in Lombardia
Una struttura costituita da un manto verde con diverse associazioni vegetali che poggia su un pacchetto tecnologico (terreno e strati funzionali) sostenuto da una struttura portante di tipo orizzontale (copertura piana). I Giardini Pensili non sono solo una tendenza del momento, ma una eredità costruttiva tornata di moda. Tutto è cominciato nell’antica Mesopotamia e questi “Green Roof” nascono con lo “ziggurat di Nanna” e i favolosi “giardini di Babilonia” nel 590 a.C. ad opera del re Nabucodonosor e della regina assira Semiramide. Il tetto verde di questa realizzazione rientra nel contesto delle coperture vegetali a carattere “intensivo”, costituite da un insieme di arbusti tappezzanti e cespugliame con tipologia e dimensioni diverse, che necessitano di un substrato colturale importante. Il pacchetto “terreno” è formato da strati differenti: substrato di coltura, strato filtrante e drenante, strato di protezione antiradice, strato isolante, strato impermeabilizzante e barriera al vapore. Questo genere di copertura vegetale incrementa sia l’isolamento termico che quello acustico e migliora indiscutibilmente le condizioni di comfort all’interno dell’edificio con un sicuro ed apprezzabile risparmio energetico. Insomma, è un vero e proprio giardino sulla testa, un tappeto vegetale che si stabilizza e si propaga progressivamente nel tempo sul manufatto edilizio.
Un progetto mirato
Il giardino pensile è stato studiato in parallelo con il giardino della proprietà. I colori del fogliame dell’uno risultano complementari ai colori del fogliame dell’altro. Questa assonanza cromatica permette di ottenere un amalgama, che unisce i due elementi in un vincolo di coesione quasi perfetto riducendo ai minimi termini l’impatto ambientale negativo del costruito. Un collegamento a ponte (una sopraelevazione) unisce il giardino della proprietà al tetto giardino della costruzione. Si tratta di una copertura praticabile con percorsi geometrici studiati ad arte che si snodano tra composizioni di piante differenti per tipologia (dimensioni, fattezze, colori) e scalarità di fioriture, che si susseguono durante la bella stagione. Per l’inserimento di piante molto grandi è stata eseguita una baulatura (particolare disposizione, ndr) del riporto di terra, mentre la zona perimetrale è inghiaiata per il drenaggio. La planimetria generale (Tavola Colore a pag.
84) mette in risalto il disegno di composizione delle diverse aree, che in un primo momento nasceva da una ispirazione legata ai geometrismi di Mondrian, e che successivamente si è modificato trovando un nuovo schema di compromesso con le esigenze della proprietà. La geometria si adegua alla funzionalità e alle necessità di manutenzione.
Le piante scelte
Lo studio per la scelta delle essenze ha previsto l’inserimento di eleagni (Aeleagnus ebbingei eleador) in alternanza ai viburni (Viburnum tinus Eve Price e Viburnum pragense) per le masse cespugliose strutturali, così come di abelie (Abelia grandiflora, Abelia Francis Mason, Abelia Edward Goucher) che si avvicendano agli iperico (Hypericum moserianum e Hypericum calycinum) negli insiemi arbustivi più corposi. Per la composizione tappezzante troviamo a confronto macchie di lonicera (Lonicera pileata, Lonicera nitida Baggesen’s Gold) con macchie di ginestra (Genista lydia) ed evonimo (Euonymus fortunei ‘Emerald Gaiety’). Spicca la scelta di piante con fogliame variegato o con fogliame colorato. La preferenza per queste tipologie vegetali ha un preciso significato estetico e fisiologico. La variegatura, infatti, è utile nei periodi in cui le fioriture sono mancanti. Questa caratteristica esalta e fa spiccare le macchie di vegetazione anche durante la brutta stagione. Inoltre è accertato che la marcata esposizione al sole, come si ottiene su di una copertura piana, accentua queste peculiarità delle foglie, che aiutano ad evidenziare il contrasto tra le specie e, se ce ne fosse ancora bisogno, la particolarità e la bellezza delle piante stesse.
Evoluzione del progetto
L’impiantistica in questo progetto è ridotta ai minimi termini e l’unico sistema presente è l’impianto d’irrigazione a goccia completamente automatizzato che integra una riserva d’acqua realizzata con una membrana drenante bugnata (Floradrain). Questo sistema, ottimale e sostenibile, è oggi il migliore e più efficiente metodo d’irrigazione perché permette una distribuzione dell’acqua, lenta ed omogenea, non richiede elevate pressioni in linea ed ingenti volumi d’acqua. Il progetto del tetto-giardino si inserisce in una serie di interventi paesistico-ambientali che lo hanno preceduto e le varie tappe d’intervento sono state programmate su scale diverse e in tempi differenti. La prima azione si è concretizzata attraverso la “ri-naturazione” delle sponde del piccolo corso d’acqua, nella parte di pertinenza della proprietà che ha comportato la piantagione di pioppo (Populus alba cv. Nigra), salice (Salix alba) e ontano (Alnus glutinosa).
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Successivamente si è eseguita la rimodellazione dell’area agricola intervenendo sulla sistemazione dei piani per la realizzazione di un prato stabile. Contemporaneamente si è organizzato il giardino residenziale con una scelta d’impianto informale naturalistico.
Da ultimo si è proceduto con l’esecuzione delle opere pertinenti al giardino pensile. I tetti verdi sono un classico esempio di integrazione armonica tra l’architettura e la natura ed esprimono le nuove tendenze dell’abitare naturale ed ecologico.
a cura di ROBERTO SEVESO
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A cura di Roberto Seveso
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