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Metafora familiare nell’isola di Cavallo

di Redazione Ville&Casali

Esterno con vista

Celata tra gli scogli delle Bocche di Bonifacio, nell’isola di Cavallo, una discreta bergerie degli anni Ottanta, simboleggia, per la famiglia che la abita in estate, l’idea più alta di felicità e custodisce i più bei ricordi di tutta la vita

La storia che racconta questa abitazione corsa viene dal mare, lo stesso che la cinge quasi completamente, celandola alla vista. Siamo sulla punta estrema dell’Isola di Cavallo, tra la Sardegna e la Corsica, nella Baia di Zeri, che affaccia sulle Bocche di Bonifacio, un sito naturalistico di rara bellezza dove gli unici suoni che da secoli scandiscono lo scorrere del tempo sono il respiro del vento e il frangersi delle onde sugli scogli.

Gli attuali proprietari lo scoprirono un giorno d’estate approdandovi con la loro barca e subito capirono che quello era il luogo che più si avvicinava alla loro idea di felicità.

L’abitazione, una bergerie degli anniOttanta progettata sul modello delle tradizionali costruzioni locali, prende il nome di uno dei tre figli, Charlie, ed è il secondo buen retiro della famiglia sull’isola (la prima, Camelot, si trova a poca distanza e fu battezzata così da tutti i componenti per l’idea di regno perfetto che per loro evocava): “Charlie e Camelot sono le nostre oasi di felicità”, spiega la proprietaria, “due rifugi raccolti ed accoglienti, come la struttura bassa della bergerie suggerisce, dai quali non ce ne vorremmo mai andare e che oggi raccolgono ricordi e memorie di viaggio di una vita”.

 

La ristrutturazione ha rispettato fedelmente la morfologia originale della dimora, sia nella struttura che nello spirito dell’interior, ed è stata interamente seguita da artigiani e maestranze locali che hanno utilizzato esclusivamente materiali autoctoni (granito, come quello su cui sono appoggiate le fondamenta e legno): “L’armonia della casa deriva dall’utilizzo di colori pastello tenui e naturali”, spiega ancora la proprietaria, “è un’abitazione marina ma non presenta tonalità di blu o colori molto accesi, piuttosto, la sua scala cromatica neutra e la scelta di alcuni arredi vintage fa pensare ad una casa caraibica“.

Come una metafora della famiglia, la pianta si sviluppa attorno ad un compatto nucleo centrale perfettamente bilanciato dal bianco delle pitture e del parquet, insieme alla tavolozza dei nocciola e caffellatte di patine e tessuti: un living esterno coperto da una tettoia e protetto da vetrate che, all’occorrenza, possono essere chiuse, un ampio soggiorno con un camino in pietra, preesistente, la cucina, due camere e due bagni.

Un altro elemento di forte caratterizzazione è la cucina, un’opera di vero artigianato d’autore, ideata dalla famiglia di falegnami Macciò, che sull’isola ha firmato molte realizzazioni per le abitazioni locali.

L’aspetto affettivo e il rispetto per il territorio e le sue tradizioni, si accompagnano, in questo interior, alla grande passione della proprietaria per le atmosfere provenzali e per i mercatini antiquari. Da qui la lunga serie di arredi e complementi di diversa epoca e provenienza: la lampada da biliardo sopra il tavolo da pranzo acquistata a Forte dei Marmi; l’orologio provenzale che sovrasta il camino, proveniente dal mercato francese di Isle-sur-la-Sorgue; gli antichi comodini dell’Ottocento della camera padronale, in stile Shabby Chic recuperati nel mercato dei Navigli di Milano e accostati a sobri ed essenziali tessuti ecrù. E ancora i copriletto e le lenzuola ricamati a mano, come si usava una volta, la lunga serie di memorie di viaggio e pochi semplici oggetti che rimandano a qualcuna delle tante bellissime estati trascorse dalla famiglia in questo angolo magico e sperduto del Mediterraneo. Perché in fondo, sembra dire questa casa, la parola felicità si connota con pochi semplici vocaboli.

Di Claudia Capperucci
Foto di Adriano Bacchella

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