Tenuta Petrose
Il progetto per Tenuta Petrose nasce dalla volontà di conservare le tracce di storia del territorio, dominato da una natura forte e rigogliosa, nel nome di uno stile contemporaneo e funzionale
L’origine del progetto? Tenuta Petrose, una zona remota e primitiva nel territorio di Sava, Taranto, un’antica costruzione risalente al ‘700 e con alcuni elementi della tradizione tipologica locale ancora conservati, come i cosiddetti “pagliari”, le costruzioni composte da pietre accatastate dai contadini durante lo spietramento dei terreni, e coperte di “piliddu”, arbusti e paglia, e da cui si ricavavano i ricoveri per animali e braccianti, e successivamente sostituiti da volte a botte in tufo, la pietra locale per eccellenza.
Così nasce la costruzione di Tenuta Petrose, dismessa da anni e reinventata da Giuseppe Milizia e Angelo Lomartire. I committenti si sono rivolti allo studio Milizia considerando la grande competenza dei progettisti per quanto riguarda la tipologia rurale locale, chiamata anche “spontanea contadina”, e, conseguentemente, la loro capacità di elaborare un progetto di ristrutturazione coerente.
Il casale si inserisce in una parte di territorio denominata Contrada Petrose, a cavallo di Contrada Scerza, un’area tuttora selvaggia e inviolata.
Il terreno porta le tracce della sua origine, un vecchio fondale marino, come testimoniano le rocce affioranti sul terreno che ospita lunghissimi lari di ulivi secolari, mandorli e fichi.
Una terra ricca e fertile, tant’è che, nel Settecento, era occupato prima da una grande estensione di querce, e dopo da un grande cheto e distese di ulivi che, ancora oggi, si perdono nell’orizzonte.
Tenuta Petrose, nel dettaglio, si trova sulla vecchia Salentia, strada Templare che parte dalla 7 ter del tarantino per raggiungere Maruggio, sede Templare per eccellenza, come testimonia anche la piccola chiesa dedicata al culto di San Giovanni, patrono di Sava.
Tutta la zona circostante a Petrose e Scerza ha un che di affascinante e misterioso. L’architetto Milizia e l’arredatore Angelo Lomartire non hanno tralasciato nulla affinché le magie e le atmosfere del territorio affiorassero nella pulita e rigorosa ristrutturazione della casa.
Per raggiungere questo obiettivo, le stanze sono state mantenute in linea, così come edificate dai contadini che l’abitavano, e aggregate solo nel caso del grande living realizzato con una struttura in legno chiusa da ampie vetrate che affacciano sulla terra rossa e sugli olivi secolari; mentre, dall’altro lato, una vecchia pineta sembra sorgere dalle rocce affioranti del vecchio fondale marino.
Tenuta Petrosa: nel rispetto delle origini
Il gioco sapiente di entrambi i professionisti e creativi è stato di mantenere intatto lo spirito del territorio e della vecchia costruzione, inserendo unicamente nuovi elementi volumetrici e naturali attraverso la sostituzione delle vecchie pietre con il tufo chiaro, materiale nobile e naturale che proviene dalle cave di Tremola, altra contrada storica del territorio.
I progettisti si sono ispirati alla tradizione, inserendo il tufo nelle varie scalettature su murature e tagli dei volumi. Fa parte del progetto anche l’articolazione di una variazione fra i livelli dei volumi, come si nota dalle terrazze bianche illuminate dal sole cocente del sud.
L’interior design è stato seguito e disegnato totalmente dall’architetto Milizia rispettando la sua filosofia progettuale legata indissolubilmente al rispetto dei valori naturalistici dell’area.
Il designer Angelo Lomartire, profondo conoscitore del territorio rurale circostante, ha evidenziato nella costruzione degli arredi il valore dei materiali, legni poveri e pietre locali, scegliendo le tonalità cromatiche degli arredi in modo che si fondano con i colori naturali delle pietre e della natura, selvaggia e misteriosa.
Entrambi i progettisti sono sempre alla ricerca di linguaggi e metodi pratici per preservare ciò che resta della splendida architettura spontanea e naturale locale, sparsa in tutto il territorio a futura memoria di quanti hanno dominato e vissuto la zona, a partire dai popoli Messapi e stilistici, alla presenza sul territorio delle varie dimore povere e contadine, essenziali e meno austere delle masserie, spesso abbandonate nelle campagne ma anch’esse fonte di grande interesse perché testimonianza di tempi passati.
© Riproduzione riservata.