A Milano un progetto di recupero destinato all’arte e al buon cibo

di Elena Cattaneo

Una veduta del nuovo ristorante Lubna, parte del progetto di recupero a Milano delo studio q-bic
Una veduta del nuovo ristorante Lubna, parte del progetto di recupero a Milano delo studio q-bic

Vicino alla Fondazione Prada di Milano, lo studio q-bic trasforma un luogo di marginalità in un punto di riferimento per la cultura

Quello appena inaugurato a Milano è un progetto di recupero di un’area ex industriale, in via Vezza d’Oglio 14, firmato dallo studio q-bic di Firenze. Sono tre le realtà nate dall’intervento che, in totale, coinvolge 3.000 mq di superficie. L’area oggetto dell’operazione si caratterizza per una piazza trapezoidale di circa 1200 mq che connette tre distinti volumi funzionali: l’area eventi Magma, la galleria d’arte Scaramouche, il listening restaurant bar Lubna.

La quiete della piazza, con il suo pavimento in porfido e i tre lecci che la abitano, avvolge chi l’attraversa. È un luogo sospeso tra passato e presente, così vicino eppure così lontano dalla frenesia urbana. Un luogo inaspettato che qui vi invitiamo a scoprire.

Da chi nasce l’idea? Da Alberto e Lorenzo Querci, padre e figlio, imprenditori senesi nel campo della ristorazione che si sono recentemente ritagliati un importante spazio nel panorama dell’alta cucina sperimentale a Milano. È loro infatti il Moebius, scommessa culinaria confermata dalla stella Michelin arrivata lo scorso novembre. Ristorante dall’anima creativa creato attorno alla personalità e alla cucina dello chef romagnolo Enrico Croatti, progettato anch’esso dallo studio fiorentino q-bic, con una particolare attenzione al mondo dei cocktail di qualità a cura del bar manager Giovanni Allario.

La sperimentazione prosegue oggi insieme ai soci e co-founder del progetto Francesco Sicilia e Natascia Milia con la nuova insegna Lubna che fa perno sulla cucina alla brace romagnola e l’idea di ampliare l’offerta al campo degli eventi.

1. L’area eventi Magma

L’intervento dello studio q-bic ha previsto la conservazione delle tracce del passato industriale del sito, ex deposito di ossigeno dei primi del ‘900, esaltate dall’accostamento con scelte architettoniche più contemporanee. Elementi in ferro ossidato come la grande pergola che domina la piazza e le pareti lasciate volutamente grezze, rivelano strati di storia. Il ferro nero nella sua finitura naturale e il cemento si mescolano armoniosamente con le preesistenze, esaltando l’autenticità del luogo.

L’area eventi Magma, come evica il nome, vuole essere una presenza in movimento, uno spazio multiforme che può essere interpretato di volta in volta dall’immaginazione di registi differenti. Magma occupa quella che un tempo era la sala macchine dell’impianto, una superficie di quai 900 mq che ha visto la demolizione del tetto originale, a favore di una ricostruzione più stabile capace di preservare, però, la forma originale della copertura a shed in ferro. Sono in ferro anche il pavimento e i nuovi lucernari che calano dalle falde inclinate del tetto. Le pareti sono lasciate grezze, mentre un sofisticato intervento impiantistico è stato integrato nella nuova copertura, per garantire funzionalità senza comprometterne l’estetica.

L'interno dell'area eventi chiamata Magma.
L’area eventi Magma, una delle tre realtà del nuovo spazio polifunzionale progettato dallo studio q-bic.

2. La galleria d’arte Scaramouche

La galleria d’arte Scaramouche, nata nel 2009 a New York e oggi trasferita a Milano per iniziativa del fiorentino d’origine Daniele Ugolini, che in partnership con Simone Ferretti, promette di portare in Italia artisti internazionali sia famosi che emergenti. Già battezzata dalla personale di James Brown, Scaramouche è un luogo dedicato alla cultura e all’espressione artistica contemporanea, i cui spazi, luminosi e dalle tonalità neutre, sono stati pensati per essere a servizio di esposizioni e mostre.

Scaramouche, galleria d’arte nata nel 2009 a New York e trasferita ora a Milano dal fiorentino d'origine Daniele Ugolini.
Nata a New York nel 2009, la galleria d’arte Scaramouche, di Daniele Ugolini, ha trovato una nuova sede a Milano.

3. Il listening restaurant bar Lubna

È una panca in cemento l’oggetto che sancisce la connessione visiva e materiale tra la piazza e gli spazi interni del Lubna creandosi un varco attraverso la parete vetrata e proseguendo verso l’esterno. Protagonista assoluto il cemento scelto per la pavimentazione, per la realizzazione del lungo banco cucina, del banco Cocktail bar e del banco del DJ, oltre che per le due grandi panche. In una delle due sale del ristorante, un’installazione di moduli girevoli specchiati veste una parete di 15 metri: ruotando di 180 gradi, i moduli formano una sorta di wall adatto alla proiezione di video immersivi. 

Il listening restaurant bar Lubna.
Il listening restaurant bar Lubna occupa circa 350 mq e ha come elemento chiave il rapporto con l’esterno.

4. La piazza e il loft

Sulla piazza interna dello spazio si affaccia anche un loft. Si tratta di un appartamento privato di 200 mq al primo piano con cucina a vista, un’ampia zona living e zona notte separata che verrà destinato a residenze d’artista per la galleria Scaramouche, o a piccoli eventi esclusivi, tasting, showcooking, photo shooting.

Il recupero dell’area non si propone come fine ultimo la sola operazione di restauro, ma una vera e propria rifunzionalizzazione urbana, che si concretizza nella trasformazione del sito industriale in un luogo polifunzionale. Rispetto e innovazione convivono in questo progetto, dimostrando che è possibile fare architettura in un’ottica funzionale e contemporanea rispettando, senza stravolgerla, la memoria di un luogo.

Una veduta esterna dello spazio per eventi Magma.
L’area eventi Magma, di circa 900 mq di superficie, occupa quella che in origine era la sala macchine dell’impianto industriale.

L’impatto con la vastità dell’area è potente, com’è potente il contrasto tra la città che resta fuori e ciò che appare quando si accede alla piazza. Luca e Marco Baldini, fondatori di q-bic, raccontano: «Gli spazi industriali sono vuoti urbani, preclusi alla città. Sia quando sono in attività che quando cessano la loro funzione, sono perimetri inaccessibili. Ecco perché abbiamo voluto pensare a una piazza, un luogo centrale che fosse l’esatto opposto del vuoto urbano precedente. Uno spazio che invita alla socialità su cui si affacciano nuove attività». 

L'ingresso della galleria d'arte Scaramouche. Tutto l'intervento ha previsto la conservazione delle tracce del passato industriale del sito.
L’ingresso della galleria d’arte Scaramouche. Tutto l’intervento ha previsto la conservazione delle tracce del passato industriale del sito.

Con questo progetto appena inaugurato a Milano ti invitiamo a scoprire il nuovo numero di Ville&Casali in edicola.

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