DADA’s Home: il design alpino dove nulla è déjà vu
DADA’s Home è la Casa in cui l’architetto Davide D’Agostino concretizza il proprio pensiero sull’arte del design e della decorazione di interni. Un nuovo format di show-room che l’architetto ama definire “Show Design”, non la classica esposizione di prodotti e materiali, ma l’esposizione di idee fuse al saper fare di artigiani e aziende partner.
In realtà, si tratta di un percorso espositivo, composto da vari ambienti: sala da pranzo, soggiorno, cucina, camera da letto, bagno, home-Spa, e si caratterizza attraverso un design estremamente ricercato, sia nella composizione degli spazi, sia nell’ideazione dei singoli complementi d’arredo.
Il tutto è stato concepito come un luogo dove DsH e Studio DADA sono le due facce della stessa medaglia, in cui convivono creatività e realizzazione, ricerca e tecnica produttiva, ispirazione ed emozione. Un luogo in cui l’ospite sarà accolto e guidato alla visita del percorso espositivo, facendogli scoprire soluzioni progettuali, oggetti di design e tecniche di realizzazione assolutamente inusuali e affascinanti.
DsH non è un luogo dove acquistare, ma innanzitutto un’esperienza sensoriale…
L’acquisto, di prodotti e idee, è semplicemente la conseguenza dell’esperienza vissuta. L’eterogeneità degli ambienti e la pluralità dei materiali e delle forme sono enfatizzate dalla metamorfosi luminosa: è la “danza dei sensi” che va in scena.
Un linguaggio stilistico eclettico ma, allo stesso tempo, semplice e intuitivo.
Un gusto estetico inusuale e inatteso che prima confonde e poi conquista.
Un ambiente in cui si percepiscono varie dualità: casa/store, prodotto/contesto, custom/seriale, architetto/designer.
Tutto questo obbliga l’osservatore a ondeggiare su diverse scale di analisi per apprezzare i volumi, ma anche il semplice dettaglio.
Entrando in DsH si percepisce la novità anche se il tema, quello del design alpino, ha radici nel passato ed è stato più volte rivisitato e reinterpretato, soprattutto se ci si riferisce ai diversi contesti geografici, ma qui, nonostante sia tutto tradizionalmente caloroso e materico, nulla è déjà vu. Ogni elemento è proposto utilizzando un nuovo codice compositivo, come se l’obiettivo fosse quello di ridare una nuova vita e nuove opportunità a quei materiali e a quei prodotti che finora hanno subito la routine dell’approccio classico e del fare tradizionale.
La stessa formula coinvolge anche gli ambienti, per cui non ci si stupirà se la cucina “penetra” nello studio o piuttosto se l’hammam somiglia a una finestra che affaccia sul paesaggio circostante.
In DsH tutto diventa normale.
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