Reinventarsi in Portogallo: la scelta del designer francese
La sua opera più recente si poteva ammirare in aprile al salone di Milano allo stand dell’azienda svedese Offecct: una poltrona avvolgente e originale, denominata Babled easy chair. Nata da un oggetto d’arte, una scultura in marmo presentata l’anno scorso come Den Chair, si ispira ai film di fantascienza degli anni ’70 e ai troni di conquistatori umani sconosciuti che invadono il cosmo. Un oggetto destinato a diventare, con la sua solida base, un’icona dell’architettura.
Una mostra personale degli oggetti più distintivi di Emmanuel Babled si è svolta contemporaneamente a Palazzo Litta, dove è stata esposta per la prima volta Quark Plexiglas, un modello luminoso di quattro elementi. Insieme a Digit Light, un oggetto ispirato alla Pop Art degli anni sessanta, Babled ha creato una perfetta armonia in un boudoir del Settecento. Altre opere si potevano visitare presso l’atelier di Anders Lunderskov, un famoso ebanista danese che ha lavorato a Milano con Babled per molto tempo, come per esempio un incredibile esemplare di tavolo (Quark Low Table) in una dimensione mai vista prima, 320 cm., realizzato in solido olmo stagionato, destinato a durare in eterno. Un’altra opera in mostra è stata la Supernova Lamp, una lampada prodotta in collaborazione con la Torart di Milano. Infine, il lancio di un tappeto annodato a mano prodotto in India, con un design che produce illusioni ottiche, il primo di una serie concepito insieme al designer Paolo Giordano. Babled è nato in Francia ma si è laureato allo IED di Milano, dove ha lavorato per 25 anni. Poi si è trasferito per un breve periodo ad Amsterdam e da circa due anni ha spostato il suo studio nel centro di Lisbona, dove l’abbiamo incontrato. Come Philippe Starck, Sam Barrons, Noe Duchafour-Lawrence, arrivato solo da pochi mesi, anche Babled è stato attratto dalla qualità della vita di Lisbona, la “città della luce”. “
Sono venuto qui per reinventarmi.
– confessa a Ville&Casali. Il designer, che ha portato con sé molti collaboratori italiani, è alla continua ricerca di saperi artigianali, per realizzare opere uniche e irripetibili. Nella centralissima rua da Madalena, ha affittato un piano per il suo studio e un altro per accogliere designer, grafici, sociologi interessati a scoprire l’arte manuale, come per esempio l’architetto di New York, Fatima Azzahra, che sta realizzando un censimento dell’artigianato portoghese: una mappa del saper fare in collaborazione con l’UNESCO.
Il suo studio è un museo di moderne opere d’arte che ha realizzato per diverse aziende, come Venini, Fontanarte, Oluce, Felice Rossi, Gedy, Viceversa, Vistosi, Kundalini, Baccarat e Rosenthal, per citarne alcune. Ma è anche un laboratorio per altre realizzazioni in corso, come per esempio un tavolo in sughero, che si potrà sollevare con una mano e che nasce in Portogallo, un paese che vanta il 60 per cento della produzione mondiale di questa materia prima sostenibile. In un grand open space, pieno di luce, situato a poche centinaia di metri dal Tago e da Praça do Commercio, il cuore di Lisbona, Emmanuel Babled lavora con cinque grafici, architetti, designer, che con l’aiuto di numerosi computer e l’uso di difficili algoritmi realizzano opere uniche, che permettono di esaltare le qualità intrinseche di materiali come il vetro o il marmo, che talvolta sfidano la forza di gravità, come per esempio nei tavoli bassi Librastone in marmo o in legno.
Il designer di origine francese, che in verità può considerarsi italiano, lavora con Venini a Venezia, con la Torart di Carrara, con la Fonderia Valtorta, con Madeamano a Caltagirone. Il vetro, il marmo, il legno, la pietra lavica e ora anche il sughero, sono le materie prime con cui egli dialoga continuamente.
Ideatore e produttore delle proprie opere, a volte le commercializza tramite la galleria Nilufar in via della Spiga a Milano, la galleria Yves Gastou in rue Bonaparte a Parigi o la 21st Gallery a Tribecca, New York, ma spesso affida le sue opere per la produzione e commercializzazione ad aziende artigianali o industriali, come per esempio per la poltrona Babled easy chair. La sua opera è una vera missione contro la standardizzazione di massa. All’inizio della sua carriera, Babled aveva messo il design al servizio dell’industria, ora ha deciso di mettere il suo ingegno al servizio del saper fare umano. Incrocia arte e tecnologia, manualità e design, saperi del passato e moderni per creare prodotti inimitabili, che hanno spesso un forte valore etico. Oggetti molto costosi, a volte semplici a volte sofisticati, che pochi possono possedere, ma che tutti possono ammirare.
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