I contadini di Todi
“Gli stranieri vogliono vivere il sogno di un contadino italiano”, spiega Geoffrey Henwood, un australiano che abita metà dell’anno nel centro di Sidney e l’altra metà a Todi, in località Canonica, da cui si ammirano le mure duecentesche della città umbra e, in particolare, la cupola della Chiesa di Santa Maria della Consolazione, un capolavoro del Rinascimento italiano. “Questo è il posto più richiesto dagli stranieri”, aggiunge, “perché da qui non si vede la città nuova”.
Non a caso qui vi abita da tempo la famiglia dello scomparso pittore Piero Dorazio e lo scultore Nino Caruso. “Siamo rimasti folgorati, dopo aver tanto girato i comuni intorno a Roma, città dove abbiamo abitato per sei mesi e che avevamo scelto come base per realizzare il nostro sogno”. Un sogno coltivato da tempo, da quando i coniugi australiani (la signora Patricia e Geoffrey) trascorrevano le loro vacanze invernali a Cortina. “Qui ci ha portato Paola Berlenghini, della Welcome Service”, racconta il signor Henwood, esperto di marketing e management consultant, che ha comprato, nel 2007, 13 mila metri quadri di terra, dove ha piantato 200 alberi di ulivo e costruito una casa semplice, ma modernissima, grazie all’architetto Antonio Corradi di Todi. Un immobile che ben si inserisce nel contesto della campagna umbra, con i muri intonacati con una bella pietra locale (di Izzalini, una frazione di Todi).
L’edificio, tuttavia, si differenzia per la mancanza di un tetto spiovente e per le grandi vetrate scorrevoli che fanno penetrare tanta luce, “portando dentro” la campagna. I signori Henwood amano il design italiano e l’architettura moderna (anche la loro casa al centro di Sidney è stata costruita con concetti moderni dal famoso architetto Alex Tzannes ed è oggetto di grande interesse, anche per aver vinto due premi australiani molto prestigiosi). Ammette che, per ottenere il permesso di costruire, ha dovuto faticare di più con il Comune di Sidney che con quello di Todi. La sua casa, vista da Todi, è difficilmente identificabile, mentre se si arriva a Canonica la si individua facilmente, perché la sua forma è a parallalepipedo ed è obiettivamente diversa da tutti gli edifici circostanti. Può essere considerata la casa ideale per la terza età, perché non esiste uno scalino ed è molto funzionale in circa 230 mq.
Inoltre, è luminosa e panoramica. Perfino dalla doccia si può vedere la campagna e ammirare lo skyline di Todi. La pietra locale è l’elemento unificante e caratterizzante della casa, usata grezza all’esterno, e levigata all’interno per i pavimenti, che a loro volta sono riscaldati a gas con il sistema a serpentina, ad un costo modico di 5 euro al giorno. Il sistema mantiene la temperatura stabile intorno ai 20 gradi. I mobili sono per lo più moderni e italiani, come la cucina e i divani Binova, il tavolo da pranzo B&B Italia, completato da sedie scandinave di Arne Jacobsen. Non mancano pezzi di antiquariato, come la sedia di Le Corbusier, la poltrona Recliner di Charles e Rae Eames o i tavolini anni Trenta di Marcel Breuer. Ben inseriti anche alcuni pezzi di Ikea e di Artek. Alle pareti alcune opere d’arte di un noto fotografo locale, Carlo Rocchi Bilancini, e le sculture di Danilo Cerquaglia, come quelle sul DNA, che arredano la sala da pranzo. All’esterno ci sono mobili di Ethimo. I signori Henwood, naturalmente, dedicano molto tempo al proprio orto, e cosi si sentono un po’ contadini.
di Enrico Morelli foto di Corrado Bonomo
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